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Agrigento: area archeologica (Sicilia)
Agrigento (Girgenti in siciliano) è un comune italiano di 59.156 abitanti[1], capoluogo della provincia di Agrigento in Sicilia.
Nella sua storia millenaria ha avuto ben quattro nomi: Ἀκράγας per i Greci, Agrigentum per i Romani, Kerkent o Gergent per gli Arabi; per i Normanni era Girgenti, nome ufficiale della città fino al 1929, quando, durante il periodo fascista, venne utilizzata un'italianizzazione del nome che aveva la città durante l'Impero Romano, Agrigento.Il territorio agrigentino è stato abitato fin dalla preistoria, come dimostrano le testimonianze riferibili all'età del rame e del bronzo, individuate nelle immediate vicinanze della città attuale.
La nascita della polis è legata allo sviluppo della polis Gela, infatti la città fu fondata nel 581 a.C. da alcuni abitanti di Gela, originari delle isole di Rodi e di Creta, col nome di Ἀκράγας (Akragas), dall'omonimo fiume che bagna il territorio.
Il periodo greco durò circa 370 anni, durante i quali Akragas acquistò grande potenza e splendore, tanto da essere soprannominata da Pindaro "la più bella città dei mortali", come testimonia la meravigliosa Valle dei Templi.
Il massimo sviluppo si raggiunse con Terone (488-471 a.C.). Durante la sua tirannide la città contava circa 300.000 abitanti e il suo territorio si espandeva fino alle coste settentrionali della Sicilia. Divenuta grande potenza militare, Akragas riuscì a sconfiggere più di una volta Cartagine nella guerra per il controllo del Canale di Sicilia. Dopo la morte di Terone iniziò un regime democratico (471-406 a.C.) instaurato dal filosofo Empedocle, il quale rifiutò il potere offertogli dal popolo stesso. È in questo periodo che si assiste alla costruzione di numerosi templi e ad una grande prosperità economica, al punto da far dire al filosofo: « L'opulenza e lo splendore della città sono tali, gli akragantini costruiscono case e templi come se non dovessero morire mai e mangiano come se dovessero morire l'indomani. »
Nella sua storia millenaria ha avuto ben quattro nomi: Ἀκράγας per i Greci, Agrigentum per i Romani, Kerkent o Gergent per gli Arabi; per i Normanni era Girgenti, nome ufficiale della città fino al 1929, quando, durante il periodo fascista, venne utilizzata un'italianizzazione del nome che aveva la città durante l'Impero Romano, Agrigento.Il territorio agrigentino è stato abitato fin dalla preistoria, come dimostrano le testimonianze riferibili all'età del rame e del bronzo, individuate nelle immediate vicinanze della città attuale.
La nascita della polis è legata allo sviluppo della polis Gela, infatti la città fu fondata nel 581 a.C. da alcuni abitanti di Gela, originari delle isole di Rodi e di Creta, col nome di Ἀκράγας (Akragas), dall'omonimo fiume che bagna il territorio.
Il periodo greco durò circa 370 anni, durante i quali Akragas acquistò grande potenza e splendore, tanto da essere soprannominata da Pindaro "la più bella città dei mortali", come testimonia la meravigliosa Valle dei Templi.
Il massimo sviluppo si raggiunse con Terone (488-471 a.C.). Durante la sua tirannide la città contava circa 300.000 abitanti e il suo territorio si espandeva fino alle coste settentrionali della Sicilia. Divenuta grande potenza militare, Akragas riuscì a sconfiggere più di una volta Cartagine nella guerra per il controllo del Canale di Sicilia. Dopo la morte di Terone iniziò un regime democratico (471-406 a.C.) instaurato dal filosofo Empedocle, il quale rifiutò il potere offertogli dal popolo stesso. È in questo periodo che si assiste alla costruzione di numerosi templi e ad una grande prosperità economica, al punto da far dire al filosofo: « L'opulenza e lo splendore della città sono tali, gli akragantini costruiscono case e templi come se non dovessero morire mai e mangiano come se dovessero morire l'indomani. »
Assisi: la Basilica di San Francesco (Umbria)
Assisi è un comune italiano di 28.147 abitanti[3] della provincia di Perugia in Umbria.
È conosciuta per essere la città in cui nacquero, vissero e morirono san Francesco, patrono d'Italia, e santa Chiara.
« [..] Però chi d'esso loco fa parole,
non dica Ascesi, ché direbbe corto,
ma Oriente, se proprio dir vuole. » (Dante Alighieri, Divina Commedia, 1304-1321, Paradiso, canto XI, vv. 52-54)
È conosciuta per essere la città in cui nacquero, vissero e morirono san Francesco, patrono d'Italia, e santa Chiara.
« [..] Però chi d'esso loco fa parole,
non dica Ascesi, ché direbbe corto,
ma Oriente, se proprio dir vuole. » (Dante Alighieri, Divina Commedia, 1304-1321, Paradiso, canto XI, vv. 52-54)
Castel del Monte (Puglia)
Castel del Monte è un edificio del XIII secolo costruito dall'imperatore Federico II in Puglia, nell'attuale frazione omonima del comune di Andria, vicino a Santa Maria del Monte.
È situato su una collina della catena delle Murge occidentali, a 540 metri s.l.m. I centri urbani più vicini sono Andria (18 km), Ruvo di Puglia e Corato (21 km).
È stato inserito nell'elenco dei monumenti nazionali italiani nel 1936 e in quello dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO nel 1996.La nascita dell'edificio si colloca ufficialmente il 29 gennaio 1240, quando Federico II Hohenstaufen ordina a Riccardo da Montefuscolo, Giustiziere di Capitanata, che vengano predisposti i materiali e tutto il necessario per la costruzione di un castello presso la chiesa di Sancta Maria de Monte (oggi scomparsa). Questa data, tuttavia, non è accettata da tutti gli studiosi: secondo alcuni, infatti, la costruzione del castello in quella data era già giunta alle coperture.[1]
Incerta è anche l'attribuzione ad un preciso architetto: alcuni riconducono l'opera a Riccardo da Lentini ma molti sostengono che ad ideare la costruzione fu lo stesso Federico II. Pare fu costruito sulle rovine di una precedente fortezza prima longobarda e poi normanna.[2] Probabilmente alla morte di Federico II (avvenuta nel 1250) l'edificio non era ancora terminato.
Nel 1996 l'UNESCO lo ha iscritto sulla lista dei Patrimoni dell'umanità per la perfezione delle sue forme e per l'armoniosa unione degli elementi culturali del nord Europa, del mondo islamico e dell'antichità classica, tipico esempio di architettura militare del medioevo.[4]
È situato su una collina della catena delle Murge occidentali, a 540 metri s.l.m. I centri urbani più vicini sono Andria (18 km), Ruvo di Puglia e Corato (21 km).
È stato inserito nell'elenco dei monumenti nazionali italiani nel 1936 e in quello dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO nel 1996.La nascita dell'edificio si colloca ufficialmente il 29 gennaio 1240, quando Federico II Hohenstaufen ordina a Riccardo da Montefuscolo, Giustiziere di Capitanata, che vengano predisposti i materiali e tutto il necessario per la costruzione di un castello presso la chiesa di Sancta Maria de Monte (oggi scomparsa). Questa data, tuttavia, non è accettata da tutti gli studiosi: secondo alcuni, infatti, la costruzione del castello in quella data era già giunta alle coperture.[1]
Incerta è anche l'attribuzione ad un preciso architetto: alcuni riconducono l'opera a Riccardo da Lentini ma molti sostengono che ad ideare la costruzione fu lo stesso Federico II. Pare fu costruito sulle rovine di una precedente fortezza prima longobarda e poi normanna.[2] Probabilmente alla morte di Federico II (avvenuta nel 1250) l'edificio non era ancora terminato.
Nel 1996 l'UNESCO lo ha iscritto sulla lista dei Patrimoni dell'umanità per la perfezione delle sue forme e per l'armoniosa unione degli elementi culturali del nord Europa, del mondo islamico e dell'antichità classica, tipico esempio di architettura militare del medioevo.[4]
Cerveteri e Tarquinia: necropoli etrusche (Lazio)
Cerveteri è un comune italiano di 34.912 abitanti della provincia di Roma, antica città del Lazio che risale all'epoca etrusco-romana.Si affaccia sul Mar Tirreno e si trova a 42 km di distanza da Roma.
Da Cerveteri si accede alla Necropoli etrusca del Sorbo e alla Necropoli etrusca della Banditaccia, una delle necropoli più monumentali del Mar Mediterraneo, dichiarata nel 2004 dall' Unesco, assieme a quella di Tarquinia, patrimonio mondiale dell'umanità.La città di Cerveteri ha una storia molto antica, presumibilmente risalente alla metà del IX secolo a.C., come hanno evidenziato alcune ricerche archeologiche che hanno permesso di accertare la presenza di un'occupazione stabile della zona con insediamenti abitativi e relative necropoli etrusche.
Tarquinia entrò più volte in guerra con Roma e da questa fu infine sottomessa dopo la battaglia di Sentino, all'inizio del III secolo a.C. (forse nel 281 a.C.). Da allora Tarquinii fece parte dei territori romani nella regio VII Etruria. Nel V secolo passò sotto il regno romano-gotico di Teodorico. Nella prima metà del VI secolo si trovò coinvolta nella guerra gotica e nella seconda metà del secolo entrò a far parte del longobardo ducato di Tuscia. Nella seconda metà dell'VIII secolo la Tuscia fu prima acquisita ai domini carolingi e poi donata al pontefice come parte del neo-costituito Stato della Chiesa.
Da Cerveteri si accede alla Necropoli etrusca del Sorbo e alla Necropoli etrusca della Banditaccia, una delle necropoli più monumentali del Mar Mediterraneo, dichiarata nel 2004 dall' Unesco, assieme a quella di Tarquinia, patrimonio mondiale dell'umanità.La città di Cerveteri ha una storia molto antica, presumibilmente risalente alla metà del IX secolo a.C., come hanno evidenziato alcune ricerche archeologiche che hanno permesso di accertare la presenza di un'occupazione stabile della zona con insediamenti abitativi e relative necropoli etrusche.
Tarquinia entrò più volte in guerra con Roma e da questa fu infine sottomessa dopo la battaglia di Sentino, all'inizio del III secolo a.C. (forse nel 281 a.C.). Da allora Tarquinii fece parte dei territori romani nella regio VII Etruria. Nel V secolo passò sotto il regno romano-gotico di Teodorico. Nella prima metà del VI secolo si trovò coinvolta nella guerra gotica e nella seconda metà del secolo entrò a far parte del longobardo ducato di Tuscia. Nella seconda metà dell'VIII secolo la Tuscia fu prima acquisita ai domini carolingi e poi donata al pontefice come parte del neo-costituito Stato della Chiesa.
Le Cinque Terre (Liguria)
Le Cinque Terre sono un frastagliato tratto di costa della riviera ligure di levante situato nel territorio della Provincia della Spezia tra Punta Mesco e Punta di Montenero, nel quale si trovano cinque borghi o, come si diceva anticamente, terre, ossia Monterosso, Vernazza, Corniglia, Manarola e Riomaggiore.
Le Cinque Terre, grazie alle caratteristiche geografiche ed antropomorfiche del territorio dove sorgono, costituiscono una delle principali attrattive turistiche della Riviera spezzina e in generale della Liguria. Infatti il contesto orografico è molto particolare, ossia un territorio collinare naturalmente aspro ed accidentato, addolcito dalla costruzione di terrazzamenti o fasce per la coltura, che cala verso il mare con forti pendenze.
L'opera dell'uomo, nei secoli, ha modellato il territorio senza alterarne i delicati equilibri ecologici, ma esaltandone la bellezza, come la necessità di terrazzare i declivi, dovuta alla particolare tecnica agricola tesa a sfruttare per quanto possibile i terreni posti in forte pendenza che degrada verso il mare, facendone così uno dei più caratteristici e affascinanti paesaggi della Liguria.
Nel 1997, su istanza della provincia della Spezia, le Cinque Terre, insieme a Porto Venere ed alle isole Palmaria, Tino e Tinetto, sono state inserite tra i Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO.
Nel 1998 il Ministero dell'Ambiente istituisce l'Area naturale marina protetta Cinque Terre[1] per la protezione ambientale, la tutela e la valorizzazione delle risorse biologiche, per la divulgazione e promozione di uno sviluppo socio-economico compatibile con la rilevanza naturalistico-paesaggistica dell'area.
Nel 1999 è stato istituito il Parco Nazionale delle Cinque Terre[2] per la conservazione degli equilibri ecologici, la tutela del paesaggio, la salvaguardia dei valori antropologici del luogo.
Le Cinque Terre fanno parte della Comunità Montana della Riviera Spezzina.
Le Cinque Terre, grazie alle caratteristiche geografiche ed antropomorfiche del territorio dove sorgono, costituiscono una delle principali attrattive turistiche della Riviera spezzina e in generale della Liguria. Infatti il contesto orografico è molto particolare, ossia un territorio collinare naturalmente aspro ed accidentato, addolcito dalla costruzione di terrazzamenti o fasce per la coltura, che cala verso il mare con forti pendenze.
L'opera dell'uomo, nei secoli, ha modellato il territorio senza alterarne i delicati equilibri ecologici, ma esaltandone la bellezza, come la necessità di terrazzare i declivi, dovuta alla particolare tecnica agricola tesa a sfruttare per quanto possibile i terreni posti in forte pendenza che degrada verso il mare, facendone così uno dei più caratteristici e affascinanti paesaggi della Liguria.
Nel 1997, su istanza della provincia della Spezia, le Cinque Terre, insieme a Porto Venere ed alle isole Palmaria, Tino e Tinetto, sono state inserite tra i Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO.
Nel 1998 il Ministero dell'Ambiente istituisce l'Area naturale marina protetta Cinque Terre[1] per la protezione ambientale, la tutela e la valorizzazione delle risorse biologiche, per la divulgazione e promozione di uno sviluppo socio-economico compatibile con la rilevanza naturalistico-paesaggistica dell'area.
Nel 1999 è stato istituito il Parco Nazionale delle Cinque Terre[2] per la conservazione degli equilibri ecologici, la tutela del paesaggio, la salvaguardia dei valori antropologici del luogo.
Le Cinque Terre fanno parte della Comunità Montana della Riviera Spezzina.
Le Dolomiti (Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli-Venezia Giulia)
Le Dolomiti (anche dette Monti pallidi) sono un insieme di gruppi montuosi delle Alpi Orientali italiane, comprese tra le province di Belluno (sul cui territorio insiste una parte consistente delle Dolomiti[1]), Bolzano, Trento, Vicenza, Verona, Udine e Pordenone.
Il 26 giugno 2009 la commissione dell'UNESCO, riunita a Siviglia, ha dichiarato le Dolomiti Patrimonio dell'Umanità.
Il 26 giugno 2009 la commissione dell'UNESCO, riunita a Siviglia, ha dichiarato le Dolomiti Patrimonio dell'Umanità.
Ercolano: area archeologica (Campania)
Ercolano è una città e Comune nel provincia di Napoli, Campania (Sud Italia). Si trova alle pendici occidentali del Vesuvio, Sul golfo di Napoli, a sud-est della città di Napoli. La città medievale di Resina è stata costruita sul materiale vulcanico lasciato dalla eruzione del Vesuvio (79 dC) che distrusse l'antica città di Ercolano, da cui deriva il nome attuale. Ercolano è una stazione e il punto di partenza per escursioni agli scavi di Ercolano e per la salita del Vesuvio in autobus. Il paese produce anche articoli di pelletteria, bottoni, il vetro e il vino detto Lacryma Christi (Lacrima di Cristo).
Ercolano fu probabilmente fondata dai Osci, Una tribù italica del 8 ° secolo aC, e più tardi entrò a far parte di entrambe le Etrusco e Sannita domini. Sotto il controllo del Romani, La città è una rinomata località balneare, dove alcuni dei più ricchi cittadini romani passato le vacanze estive. Dopo l'eruzione del 79 dC Mt. Vesuvio, La città fu completamente sepolta sotto materiale vulcanico. A differenza dei vicini Pompei, I cittadini di Ercolano è morto di shock termico dalla estremamente caldo piroclastici sovratensioni, piuttosto che sepolta sotto la cenere pesante.
Record di rehabitation nella zona cominciano ad apparire intorno all'anno 1000, quando il santuario chiamato Castel di Resina, Uno dei più visitati della regione Campania, è stato registrato sia stato situato su una collina in quella zona. E 'il nome dal dio greco Eracle. L'area è stata ripopolata in gran parte nel corso dei prossimi 500 anni, creando la cittadina di Resina, Dal nome del vecchio santuario, con case e quartieri in costruzione sopra le rovine scoperte di Ercolano. Nel 1709, l'antica città romana è stata riscoperta ed esplorata. Da allora, Ercolano è stato parzialmente scavato. Nel corso del tempo, la città di Resina a far parte della Regno delle Due Sicilie, Fino alla Unità d'Italia del 1861, e alla fine entrò a far parte dell'area metropolitana della città di Napoli.
Nel 1969, la città ha cambiato nome da Resina ad Ercolano.
Ercolano fu probabilmente fondata dai Osci, Una tribù italica del 8 ° secolo aC, e più tardi entrò a far parte di entrambe le Etrusco e Sannita domini. Sotto il controllo del Romani, La città è una rinomata località balneare, dove alcuni dei più ricchi cittadini romani passato le vacanze estive. Dopo l'eruzione del 79 dC Mt. Vesuvio, La città fu completamente sepolta sotto materiale vulcanico. A differenza dei vicini Pompei, I cittadini di Ercolano è morto di shock termico dalla estremamente caldo piroclastici sovratensioni, piuttosto che sepolta sotto la cenere pesante.
Record di rehabitation nella zona cominciano ad apparire intorno all'anno 1000, quando il santuario chiamato Castel di Resina, Uno dei più visitati della regione Campania, è stato registrato sia stato situato su una collina in quella zona. E 'il nome dal dio greco Eracle. L'area è stata ripopolata in gran parte nel corso dei prossimi 500 anni, creando la cittadina di Resina, Dal nome del vecchio santuario, con case e quartieri in costruzione sopra le rovine scoperte di Ercolano. Nel 1709, l'antica città romana è stata riscoperta ed esplorata. Da allora, Ercolano è stato parzialmente scavato. Nel corso del tempo, la città di Resina a far parte della Regno delle Due Sicilie, Fino alla Unità d'Italia del 1861, e alla fine entrò a far parte dell'area metropolitana della città di Napoli.
Nel 1969, la città ha cambiato nome da Resina ad Ercolano.
Etna (Sicilia)
L’Etna (Mungibeddu o 'a Muntagna in siciliano) è un complesso vulcanico siciliano originatosi nel Quaternario e rappresenta il vulcano attivo terrestre più alto della Placca euroasiatica. Con le diverse eruzioni ad esso connesse ha modificato incessantemente il paesaggio, minacciando spesso le diverse comunità umane che nei millenni si sono insediate intorno ad esso.
La sua superficie è caratterizzata da una ricca varietà di ambienti che alterna paesaggi urbani, folti boschi che conservano diverse specie botaniche endemiche ad aree desolate ricoperte da roccia vulcanica e periodicamente soggette ad innevamento alle maggiori quote.
Il 21 giugno 2013 la XXXVII Sessione del Comitato UNESCO, riunitasi a Phnom Penh, ha insignito il Monte Etna del titolo di Patrimonio dell'Umanità.
La sua superficie è caratterizzata da una ricca varietà di ambienti che alterna paesaggi urbani, folti boschi che conservano diverse specie botaniche endemiche ad aree desolate ricoperte da roccia vulcanica e periodicamente soggette ad innevamento alle maggiori quote.
Il 21 giugno 2013 la XXXVII Sessione del Comitato UNESCO, riunitasi a Phnom Penh, ha insignito il Monte Etna del titolo di Patrimonio dell'Umanità.
Ferrara (Emilia Romagna)
Ferrara è una città di 134.605 abitanti dell'Emilia-Romagna, capoluogo dell'omonima provincia.
Situata nella bassa pianura emiliana, la città sorge sulle sponde del Po di Volano che separa la città medioevale dal primitivo borgo di San Giorgio e delimita il confine con i nuovi insediamenti contemporanei a sud delle mura. Ferrara gode di un importante periodo aureo quando nel basso Medioevo e nel Rinascimento sotto il governo della famiglia degli Este viene trasformata in un centro artistico di grande importanza non solo italiano ma anche europeo, arrivando ad ospitare artisti come Tiziano, George Gordon Byron, Ludovico Ariosto, Niccolò Copernico, Andrea Mantegna e Torquato Tasso. Durante il Rinascimento a Ferrara si realizza una delle più importanti progettazioni urbanistiche della storia europea moderna, l'Addizione Erculea, il primo esempio di pianificazione ragionata degli spazi urbani, commissionata nel 1484 dal duca Ercole I d'Este (da cui prende il nome) all'architetto Biagio Rossetti. La nuova parte della città viene chiamata Arianuova sia per la sua collocazione esterna al vecchio asse del castello medievale, sia perché connotata fino alla fine del XIX secolo da ampie aree verdi prive di edifici, dette "orti e giardini", interne alle nuove possenti mura rossettiane. Grazie a quest'opera architettonica Ferrara viene considerata dagli studiosi la prima città moderna d'Europa. L'UNESCO le conferisce il titolo di patrimonio mondiale dell'umanità per la prima volta nel 1995 come città del Rinascimento e successivamente, nel 1999, riceve un ulteriore riconoscimento per il Delta del Po e per le Delizie estensi. Ferrara inoltre è una dei 4 capoluoghi di provincia (assieme a Bergamo, Lucca e Grosseto), il cui centro storico è rimasto quasi completamente circondato dalle mura che, a loro volta, hanno mantenuto pressoché intatto il loro aspetto originario nel corso dei secoli. Ferrara, con Pisa e Ravenna, è anche una delle prime città del silenzio citata nelle Laudi di Gabriele D'Annunzio.
Ferrara è antica sede universitaria (Università degli Studi di Ferrara) e sede arcivescovile (Arcidiocesi di Ferrara-Comacchio). Ospita importanti centri culturali: la Pinacoteca Nazionale del Palazzo dei Diamanti, la sede della Fondazione Ermitage Italia, il Museo Archeologico Nazionale, il Museo del Risorgimento e della Resistenza, il Museo d'Arte Moderna e Contemporanea 'Filippo De Pisis', il Museo della Cattedrale, il Museo Giovanni Boldini e numerosi altri musei.
La città contemporanea poggia su un'economia basata sulla produzione agricola e industriale che ne fanno un centro di primaria importanza grazie alla presenza di numerosi impianti industriali presenti nell'area del petrolchimico e della piccola e media impresa. I settori più rappresentativi sono quelli della chimica industriale, dell'industria metalmeccanica, dell'elettrotecnica e dell'industria tessile e alimentare. Inoltre le reti stradali e ferroviarie la inseriscono all'interno del circuito commerciale sia regionale che nazionale grazie alla presenza di adeguate infrastrutture come l'Autostrada A13, lo scalo merci della stazione ferroviaria e gli scali portuali situati a Pontelagoscuro che collegano la città al Po e al Mar Mediterraneo.
Situata nella bassa pianura emiliana, la città sorge sulle sponde del Po di Volano che separa la città medioevale dal primitivo borgo di San Giorgio e delimita il confine con i nuovi insediamenti contemporanei a sud delle mura. Ferrara gode di un importante periodo aureo quando nel basso Medioevo e nel Rinascimento sotto il governo della famiglia degli Este viene trasformata in un centro artistico di grande importanza non solo italiano ma anche europeo, arrivando ad ospitare artisti come Tiziano, George Gordon Byron, Ludovico Ariosto, Niccolò Copernico, Andrea Mantegna e Torquato Tasso. Durante il Rinascimento a Ferrara si realizza una delle più importanti progettazioni urbanistiche della storia europea moderna, l'Addizione Erculea, il primo esempio di pianificazione ragionata degli spazi urbani, commissionata nel 1484 dal duca Ercole I d'Este (da cui prende il nome) all'architetto Biagio Rossetti. La nuova parte della città viene chiamata Arianuova sia per la sua collocazione esterna al vecchio asse del castello medievale, sia perché connotata fino alla fine del XIX secolo da ampie aree verdi prive di edifici, dette "orti e giardini", interne alle nuove possenti mura rossettiane. Grazie a quest'opera architettonica Ferrara viene considerata dagli studiosi la prima città moderna d'Europa. L'UNESCO le conferisce il titolo di patrimonio mondiale dell'umanità per la prima volta nel 1995 come città del Rinascimento e successivamente, nel 1999, riceve un ulteriore riconoscimento per il Delta del Po e per le Delizie estensi. Ferrara inoltre è una dei 4 capoluoghi di provincia (assieme a Bergamo, Lucca e Grosseto), il cui centro storico è rimasto quasi completamente circondato dalle mura che, a loro volta, hanno mantenuto pressoché intatto il loro aspetto originario nel corso dei secoli. Ferrara, con Pisa e Ravenna, è anche una delle prime città del silenzio citata nelle Laudi di Gabriele D'Annunzio.
Ferrara è antica sede universitaria (Università degli Studi di Ferrara) e sede arcivescovile (Arcidiocesi di Ferrara-Comacchio). Ospita importanti centri culturali: la Pinacoteca Nazionale del Palazzo dei Diamanti, la sede della Fondazione Ermitage Italia, il Museo Archeologico Nazionale, il Museo del Risorgimento e della Resistenza, il Museo d'Arte Moderna e Contemporanea 'Filippo De Pisis', il Museo della Cattedrale, il Museo Giovanni Boldini e numerosi altri musei.
La città contemporanea poggia su un'economia basata sulla produzione agricola e industriale che ne fanno un centro di primaria importanza grazie alla presenza di numerosi impianti industriali presenti nell'area del petrolchimico e della piccola e media impresa. I settori più rappresentativi sono quelli della chimica industriale, dell'industria metalmeccanica, dell'elettrotecnica e dell'industria tessile e alimentare. Inoltre le reti stradali e ferroviarie la inseriscono all'interno del circuito commerciale sia regionale che nazionale grazie alla presenza di adeguate infrastrutture come l'Autostrada A13, lo scalo merci della stazione ferroviaria e gli scali portuali situati a Pontelagoscuro che collegano la città al Po e al Mar Mediterraneo.
Firenze: centro storico (Toscana)
Firenze (IPA: [fiˈrεnːʦe]; Fiorenza, [fjoˈrεnːʦa], in italiano medievale[2]) è un comune italiano di 378 976 abitanti[3], capoluogo dell'omonima provincia e della Toscana. È l'ottavo comune italiano per popolazione e il primo[4] della Regione Toscana.
La città di Firenze è il cuore della conurbazione Firenze - Prato - Pistoia, che conta oltre 1 500 000 abitanti[5][6].
Nel Medioevo è stato un importante centro culturale, commerciale, economico e finanziario; nell'età moderna ha ricoperto il ruolo di capitale del Granducato di Toscana sotto il dominio delle famiglie dei Medici e dei Lorena. Fu capitale d'Italia dal 1865 al 1871, dopo l'unificazione del Paese (1861).
Importante centro universitario e patrimonio dell'umanità UNESCO, è considerata il luogo d'origine del Rinascimento ed è universalmente riconosciuta come una delle culle dell'arte e dell'architettura, nonché rinomata come una delle più belle città del mondo, grazie ai suoi numerosi monumenti e musei - tra cui il Duomo, Santa Croce, gli Uffizi, Ponte Vecchio, Piazza della Signoria e Palazzo Pitti.
La città di Firenze è il cuore della conurbazione Firenze - Prato - Pistoia, che conta oltre 1 500 000 abitanti[5][6].
Nel Medioevo è stato un importante centro culturale, commerciale, economico e finanziario; nell'età moderna ha ricoperto il ruolo di capitale del Granducato di Toscana sotto il dominio delle famiglie dei Medici e dei Lorena. Fu capitale d'Italia dal 1865 al 1871, dopo l'unificazione del Paese (1861).
Importante centro universitario e patrimonio dell'umanità UNESCO, è considerata il luogo d'origine del Rinascimento ed è universalmente riconosciuta come una delle culle dell'arte e dell'architettura, nonché rinomata come una delle più belle città del mondo, grazie ai suoi numerosi monumenti e musei - tra cui il Duomo, Santa Croce, gli Uffizi, Ponte Vecchio, Piazza della Signoria e Palazzo Pitti.
Genova: Le strade Nuove e il complesso dei Palazzi dei Rolli (Liguria)
Il centro storico di Genova è il nucleo della città vecchia organizzato nel dedalo di vicoli (carrugi) di origine medievale che si sviluppa - da est ad ovest - dalla collina di Carignano alla stazione FS di Genova Piazza Principe, a ridosso di quello che era il Palazzo del Principe, residenza dell'ammiraglio Andrea Doria. Urbanisticamente la zona fa ora parte del Municipio I Centro-Est.
In considerazione dell'estensione del nucleo originale - 1,13 km2, ossia 113 ettari, viene talvolta ritenuto il centro storico antico maggiormente esteso d'Europa. In realtà questa può essere considerata una leggenda metropolitana, in quanto risulta meno esteso, ad esempio, dei centri storici di Venezia, Napoli[1] e Roma (quest'ultimo con i suoi 1.430 ettari è dodici volte maggiore)[2]. L'elevata densità dei palazzi, soprattutto dopo l'enorme crescita edilizia iniziata con il XVIII secolo, ne fa comunque uno dei centri storici con la maggiore densità abitativa.
Nell'area vivono circa 20.000 abitanti, suddivisi in circa 5000 edifici.[1][3]
Poco meno di un quarto degli edifici (23,5 %) risale al dopoguerra o ad anni successivi (molti degli edifici originali sono andati distrutti durante i bombardamenti alleati nella seconda guerra mondiale).[1]
Parte del centro storico, segnatamente alcuni edifici appartenenti ai Rolli di Genova, sono stati dichiarati patrimonio dell'umanità UNESCO.
In considerazione dell'estensione del nucleo originale - 1,13 km2, ossia 113 ettari, viene talvolta ritenuto il centro storico antico maggiormente esteso d'Europa. In realtà questa può essere considerata una leggenda metropolitana, in quanto risulta meno esteso, ad esempio, dei centri storici di Venezia, Napoli[1] e Roma (quest'ultimo con i suoi 1.430 ettari è dodici volte maggiore)[2]. L'elevata densità dei palazzi, soprattutto dopo l'enorme crescita edilizia iniziata con il XVIII secolo, ne fa comunque uno dei centri storici con la maggiore densità abitativa.
Nell'area vivono circa 20.000 abitanti, suddivisi in circa 5000 edifici.[1][3]
Poco meno di un quarto degli edifici (23,5 %) risale al dopoguerra o ad anni successivi (molti degli edifici originali sono andati distrutti durante i bombardamenti alleati nella seconda guerra mondiale).[1]
Parte del centro storico, segnatamente alcuni edifici appartenenti ai Rolli di Genova, sono stati dichiarati patrimonio dell'umanità UNESCO.
Isole Eolie (Sicilia)
Le Isole Eolie, dette anche Isole Lipari, sono un arcipelago di origine vulcanica, situato nel Mar Tirreno, a Nord della costa sicula. Comprendono ben due vulcani attivi, Stromboli e Vulcano, oltre a vari fenomeni di vulcanismo secondario.
L'arcipelago è composto dalle seguenti isole: * Alicudi * Filicudi * Lipari * Panarea con gli isolotti basaltici di Basiluzzo, Dattilo, Lisca Bianca e Lisca Nera. * Salina * Stromboli (con il vicino scoglio di Strombolicchio) * Vulcano
Amministrativamente compreso nella Provincia di Messina, l'arcipelago è suddiviso fra i comuni di Leni, Malfa, Santa Marina Salina, situati sull'isola di Salina, e Lipari, che si estende sulle restanti isole. Destinazione turistica sempre più popolare, le isole attraggono fino a 200.000 visitatori annuali.
Nell'anno 2000 le Eolie sono state nominate patrimonio dell'umanità dall'UNESCO per i fenomeni vulcanici.
L'arcipelago è composto dalle seguenti isole: * Alicudi * Filicudi * Lipari * Panarea con gli isolotti basaltici di Basiluzzo, Dattilo, Lisca Bianca e Lisca Nera. * Salina * Stromboli (con il vicino scoglio di Strombolicchio) * Vulcano
Amministrativamente compreso nella Provincia di Messina, l'arcipelago è suddiviso fra i comuni di Leni, Malfa, Santa Marina Salina, situati sull'isola di Salina, e Lipari, che si estende sulle restanti isole. Destinazione turistica sempre più popolare, le isole attraggono fino a 200.000 visitatori annuali.
Nell'anno 2000 le Eolie sono state nominate patrimonio dell'umanità dall'UNESCO per i fenomeni vulcanici.
Longobardi in Italia. I luoghi del potere (Lombardia)
Da sabato 25 giugno 2011 il Sito seriale "I Longobardi in Italia. I luoghi del potere (568-774 d.C.)" è nella Lista del Patrimonio Mondiale dell'UNESCO.
Per l'Italia si tratta del 46° sito iscritto nella celebre Lista, confermando per il nostro paese la posizione di primato all'interno di essa.
Il Sito seriale "I Longobardi in Italia. I luoghi del potere (568-774 d.C.)" che, oltre a Brescia, include anche Cividale del Friuli, Torba-Castelseprio, Campello sul Clitunno, Spoleto, Benevento e Monte Sant'Angelo, comprende le più importanti testimonianze monumentali longobarde esistenti sul territorio italiano, sparse dal nord al sud della penisola, laddove si estendevano i domini dei più importanti Ducati longobardi.
I beni compresi nel Sito, frutto di una rigorosa ed accurata selezione, sono, ognuno per la propria tipologia specifica, il modello più significativo o meglio conservato tra le numerose testimonianze diffuse sul territorio nazionale e, nel loro insieme, rispecchiano l'universalità della cultura longobarda nel momento del suo apice.
Essi rappresentano quindi la quintessenza del patrimonio artistico ed architettonico delle gens Langobardorum che, come noto, si espressero in forme monumentali solo dopo il loro stanziamento in Italia, a seguito di un lungo periodo di migrazione che dalla Scandinavia li vide attraversare i paesi del nord-est europeo.
Ad oggi, inoltre, il periodo longobardo non è presente nella Lista del Patrimonio Mondiale e questo riconoscimento risponde quindi alla necessità che la Lista sia rappresentativa di tutte le culture e di tutte le civiltà. Il fatto che non si tratti di un sito singolo, ma di una rete costituisce infine un elemento di notevole importanza e novità.
Per l'Italia si tratta del 46° sito iscritto nella celebre Lista, confermando per il nostro paese la posizione di primato all'interno di essa.
Il Sito seriale "I Longobardi in Italia. I luoghi del potere (568-774 d.C.)" che, oltre a Brescia, include anche Cividale del Friuli, Torba-Castelseprio, Campello sul Clitunno, Spoleto, Benevento e Monte Sant'Angelo, comprende le più importanti testimonianze monumentali longobarde esistenti sul territorio italiano, sparse dal nord al sud della penisola, laddove si estendevano i domini dei più importanti Ducati longobardi.
I beni compresi nel Sito, frutto di una rigorosa ed accurata selezione, sono, ognuno per la propria tipologia specifica, il modello più significativo o meglio conservato tra le numerose testimonianze diffuse sul territorio nazionale e, nel loro insieme, rispecchiano l'universalità della cultura longobarda nel momento del suo apice.
Essi rappresentano quindi la quintessenza del patrimonio artistico ed architettonico delle gens Langobardorum che, come noto, si espressero in forme monumentali solo dopo il loro stanziamento in Italia, a seguito di un lungo periodo di migrazione che dalla Scandinavia li vide attraversare i paesi del nord-est europeo.
Ad oggi, inoltre, il periodo longobardo non è presente nella Lista del Patrimonio Mondiale e questo riconoscimento risponde quindi alla necessità che la Lista sia rappresentativa di tutte le culture e di tutte le civiltà. Il fatto che non si tratti di un sito singolo, ma di una rete costituisce infine un elemento di notevole importanza e novità.
Modena: Cattedrale, Torre Civica e Piazza Grande (Emilia Romagna)
Il territorio intorno a Modena (in latino: Mutina, etrusca: Muoina) era abitata dai Villanoviani nella età del ferro, e in seguito da liguri tribù, Etruschi, e il gallico Boi (l'insediamento etrusco essere di per sé). Anche se la data esatta della sua fondazione è sconosciuta, è noto che esso era già in esistenza, nel 3 ° secolo aC, perché nel 218 aC, durante Annibaleinvasione s 'd'Italia, i Boi si ribellarono e posero l'assedio alla città. Livio descritte come una cittadella fortificata in cui magistrati romani si rifugiarono. L'esito dell'assedio non è nota, ma la città è stato molto probabilmente abbandonata dopo l'arrivo di Annibale. Mutina fu rifondata come colonia romana nel 183 aC, da utilizzare come base militare da Marco Emilio Lepido, causando la Liguri a saccheggiarla nel 177 aC. Ciò nonostante, fu ricostruito e divenne rapidamente il centro più importante in Gallia Cisalpina, sia a causa della sua importanza strategica, sia perché era in un importante crocevia tra la via Emilia e la strada andando a VeronaNel 1 ° secolo aC Mutina fu assediata due volte. Il primo assedio è stato da Pompeo nel 78 aC, quando Mutina è stato difeso da Marco Giunio Bruto (un leader populista, da non confondere con il figlio, noto assassino più bene Cesare). La città alla fine si arrese per fame, e Bruto fuggiti, solo per essere ucciso in Regium Lepidi. Nella guerra civile successivo assassinio di Cesare, la città fu assediata, ancora una volta, questa volta da Marco Antonio, nel 44 aC, e difeso da Decimo Giunio Bruto. Ottaviano sollevato la città con l'aiuto del Senato.
Cicerone lo chiamava splendidissima Mutina ("più bella Mutina") nel suo Filippiche (44 aC). Fino al 3 ° secolo dC, mantenne la sua posizione di città più importante della neonata Aemilia, ma la caduta dell'Impero Mutina ha portato giù con esso, come è stato usato come base militare, sia contro i barbari e le guerre civili . Si dice che Mutina non è mai stata saccheggiata da Attila, per una fitta nebbia lo nascondeva (un miracolo ha detto che saranno forniti dal San Geminiano, vescovo e patrono di Modena), ma alla fine è stato sepolto da una grande alluvione nel 7 ° secolo e abbandonato .
Al dicembre 2008, i ricercatori italiani hanno scoperto il centro della ceramica dove sono state effettuate le lampade a olio che illuminava l'antico impero romano. La prova della ceramica workshop è emerso a Modena, nel centro-nord Italia, durante i lavori di costruzione per costruire un complesso residenziale a ridosso delle mura antiche della città. "Abbiamo trovato un grande romano antico dumping pieno di scarti di ceramica. C'erano vasi, bottiglie, mattoni, ma centinaia, soprattutto, di lampade ad olio, ognuna recante il nome del loro creatore", ha Donato Labate, archeologo responsabile dello scavo, ha dichiarato .
Cicerone lo chiamava splendidissima Mutina ("più bella Mutina") nel suo Filippiche (44 aC). Fino al 3 ° secolo dC, mantenne la sua posizione di città più importante della neonata Aemilia, ma la caduta dell'Impero Mutina ha portato giù con esso, come è stato usato come base militare, sia contro i barbari e le guerre civili . Si dice che Mutina non è mai stata saccheggiata da Attila, per una fitta nebbia lo nascondeva (un miracolo ha detto che saranno forniti dal San Geminiano, vescovo e patrono di Modena), ma alla fine è stato sepolto da una grande alluvione nel 7 ° secolo e abbandonato .
Al dicembre 2008, i ricercatori italiani hanno scoperto il centro della ceramica dove sono state effettuate le lampade a olio che illuminava l'antico impero romano. La prova della ceramica workshop è emerso a Modena, nel centro-nord Italia, durante i lavori di costruzione per costruire un complesso residenziale a ridosso delle mura antiche della città. "Abbiamo trovato un grande romano antico dumping pieno di scarti di ceramica. C'erano vasi, bottiglie, mattoni, ma centinaia, soprattutto, di lampade ad olio, ognuna recante il nome del loro creatore", ha Donato Labate, archeologo responsabile dello scavo, ha dichiarato .
Napoli: centro storico (Campania)
Napoli è una città italiana, capoluogo dell'omonima provincia e della regione Campania. È il terzo comune amministrativo per popolazione dopo Roma e Milano con 963.661 abitanti; mentre la sua area metropolitana, a seconda dei dati a cui si fa riferimento, oscilla tra i 3 e i 5 milioni di persone[2].
Napoli è situata in posizione pressoché centrale sull'omonimo golfo, tra il Vesuvio, e l'area vulcanica dei Campi Flegrei in uno scenario definito "tra i più celebrati e incantevoli al mondo"[3]. Il suo vasto patrimonio artistico ed architettonico è tutelato dall'UNESCO, le cui commissioni hanno incluso dal 1995 il centro storico di Napoli, il più vasto d'Europa, tra i siti del patrimonio mondiale dell'umanità[4].
Nel suo primo insediamento di Partenope sulla collina di Pizzofalcone, fu fondata tra il IX e l'VIII secolo a.C. da coloni greci; successivamente rifondata come Neapolis (Νεάπολις in greco) nella zona bassa tra la fine del VI e l'inizio del V secolo a.C., essa viene annoverata tra le principali città della Magna Grecia[5]. Nel corso della sua storia quasi trimillenaria Napoli vedrà il susseguirsi di lunghe e numerose dominazioni straniere, rivestendo una posizione di rilievo in Italia e in Europa.
Dopo l'impero romano, nel VII secolo la città formò un ducato autonomo, indipendente dall'Impero bizantino; in seguito, dal XIII secolo e per circa seicento anni fu capitale del più grande stato italiano preunitario, che comprendeva tutta l'Italia meridionale peninsulare e, in alcuni periodi, anche la Sicilia. Da Napoli, agli inizi del XV secolo, sotto Ladislao I di Durazzo, partì il primo tentativo di riunificazione d'Italia; successivamente la città divenne il centro politico dell'Impero Aragonese[6].
Per motivi storici, artistici, politici ed ambientali fu, dal basso medioevo fino all'Unità, tra i principali centri di riferimento culturale, al pari delle altre principali capitali del continente.
L'annessione al Regno d'Italia gettò la città e, in generale, tutto il meridione d'Italia, in un relativo declino socio-economico[10][11]; la Napoli contemporanea rimane tuttavia tra le più grandi e popolose metropoli italiane e mediterranee, conservando ancora la sua storica vocazione di importante centro culturale, scientifico e universitario di livello internazionale, oltre che di grande città d'arte e primario polo turistico. A Napoli si trova Villa Rosebery, una delle tre residenze ufficiali della Presidenza della Repubblica. ( source Wikipedia )
Napoli è situata in posizione pressoché centrale sull'omonimo golfo, tra il Vesuvio, e l'area vulcanica dei Campi Flegrei in uno scenario definito "tra i più celebrati e incantevoli al mondo"[3]. Il suo vasto patrimonio artistico ed architettonico è tutelato dall'UNESCO, le cui commissioni hanno incluso dal 1995 il centro storico di Napoli, il più vasto d'Europa, tra i siti del patrimonio mondiale dell'umanità[4].
Nel suo primo insediamento di Partenope sulla collina di Pizzofalcone, fu fondata tra il IX e l'VIII secolo a.C. da coloni greci; successivamente rifondata come Neapolis (Νεάπολις in greco) nella zona bassa tra la fine del VI e l'inizio del V secolo a.C., essa viene annoverata tra le principali città della Magna Grecia[5]. Nel corso della sua storia quasi trimillenaria Napoli vedrà il susseguirsi di lunghe e numerose dominazioni straniere, rivestendo una posizione di rilievo in Italia e in Europa.
Dopo l'impero romano, nel VII secolo la città formò un ducato autonomo, indipendente dall'Impero bizantino; in seguito, dal XIII secolo e per circa seicento anni fu capitale del più grande stato italiano preunitario, che comprendeva tutta l'Italia meridionale peninsulare e, in alcuni periodi, anche la Sicilia. Da Napoli, agli inizi del XV secolo, sotto Ladislao I di Durazzo, partì il primo tentativo di riunificazione d'Italia; successivamente la città divenne il centro politico dell'Impero Aragonese[6].
Per motivi storici, artistici, politici ed ambientali fu, dal basso medioevo fino all'Unità, tra i principali centri di riferimento culturale, al pari delle altre principali capitali del continente.
L'annessione al Regno d'Italia gettò la città e, in generale, tutto il meridione d'Italia, in un relativo declino socio-economico[10][11]; la Napoli contemporanea rimane tuttavia tra le più grandi e popolose metropoli italiane e mediterranee, conservando ancora la sua storica vocazione di importante centro culturale, scientifico e universitario di livello internazionale, oltre che di grande città d'arte e primario polo turistico. A Napoli si trova Villa Rosebery, una delle tre residenze ufficiali della Presidenza della Repubblica. ( source Wikipedia )
Piazza Armerina: Villa romana del Casale (Sicilia)
Piazza Armerina (Ciazza nella parlata locale Gallo-italica, Chiazza in siciliano) è un comune italiano di 20.766 abitanti della provincia di Enna in Sicilia.
Già comune in provincia di Caltanissetta, Piazza Armerina è nota per i mosaici romani della villa del Casale. Nel dialetto locale gallo-siculo è denominata Ciazza. È patrimonio dell'UNESCO dal 1997 con la Villa del Casale. Territorio [modifica]
Piazza Armerina sorge su un'altura dei monti Erei meridionali, nella Sicilia centrale, a quasi 700 m d'altitudine e a poca distanza da Enna. La città, tra i maggiori punti di riferimento della provincia, è incastonata tra fitti ed estesi boschi misti con predominanza di eucaliptus, che si estendono ai suoi piedi a nord come a sud. Il territorio comunale della città rientra tra i primi 100 comuni italiani per superficie, piazzandosi al 37º posto con un'estensione di 302 km², che ne fanno il secondo centro della provincia alle spalle del capoluogo, ed il settimo della regione. Il suo punto più alto è di 877 m sul livello del mare, mentre quello più basso si colloca a quota 225 m, determinando una notevole escursione altimetrica che si registra tra il centro urbano e le località sottostanti, tra cui numerose sono le enclavi, ritagliate nei territori dei comuni limitrofi. Qualora dovesse formarsi la provincia del Calatino, potrebbe rientrarvi anche Piazza Armerina.
Natura [modifica]
La città è circondata, oltre che dalle foreste del parco della Ronza, e dagli altri boschi, da altri siti dalla prospera natura, quali ad esempio il lago d'Olivo, bacino artificiale creato a scopi irrigui, o il sito archeologico di Montagna di Marzo, avvolto anch'esso nel verde. Senza contare che in un raggio limitato, nei pressi di Enna, si apre il lago di Pergusa, incorniciato dall'incantevole riserva omonima ad alta naturalità, o altresì la Riserva naturale orientata Rossomanno Grottascura Bellia, parte della quale ricade proprio in territorio armerino. Quest'ultima riserva abbraccia il bosco di Rossomanno, che prende nome dall'omonimo monte, una fitta selva i cui sentieri sono stati recentemente ritracciati per favorire le attività escursionistiche e di trekking.
Già comune in provincia di Caltanissetta, Piazza Armerina è nota per i mosaici romani della villa del Casale. Nel dialetto locale gallo-siculo è denominata Ciazza. È patrimonio dell'UNESCO dal 1997 con la Villa del Casale. Territorio [modifica]
Piazza Armerina sorge su un'altura dei monti Erei meridionali, nella Sicilia centrale, a quasi 700 m d'altitudine e a poca distanza da Enna. La città, tra i maggiori punti di riferimento della provincia, è incastonata tra fitti ed estesi boschi misti con predominanza di eucaliptus, che si estendono ai suoi piedi a nord come a sud. Il territorio comunale della città rientra tra i primi 100 comuni italiani per superficie, piazzandosi al 37º posto con un'estensione di 302 km², che ne fanno il secondo centro della provincia alle spalle del capoluogo, ed il settimo della regione. Il suo punto più alto è di 877 m sul livello del mare, mentre quello più basso si colloca a quota 225 m, determinando una notevole escursione altimetrica che si registra tra il centro urbano e le località sottostanti, tra cui numerose sono le enclavi, ritagliate nei territori dei comuni limitrofi. Qualora dovesse formarsi la provincia del Calatino, potrebbe rientrarvi anche Piazza Armerina.
Natura [modifica]
La città è circondata, oltre che dalle foreste del parco della Ronza, e dagli altri boschi, da altri siti dalla prospera natura, quali ad esempio il lago d'Olivo, bacino artificiale creato a scopi irrigui, o il sito archeologico di Montagna di Marzo, avvolto anch'esso nel verde. Senza contare che in un raggio limitato, nei pressi di Enna, si apre il lago di Pergusa, incorniciato dall'incantevole riserva omonima ad alta naturalità, o altresì la Riserva naturale orientata Rossomanno Grottascura Bellia, parte della quale ricade proprio in territorio armerino. Quest'ultima riserva abbraccia il bosco di Rossomanno, che prende nome dall'omonimo monte, una fitta selva i cui sentieri sono stati recentemente ritracciati per favorire le attività escursionistiche e di trekking.
Pisa: Piazza del Duomo (Toscana)
Secondo una leggenda sarebbe stata fondata da alcuni mitici profughi troiani provenienti dall'omonima città greca di Pisa, posta un tempo nella valle del fiume Alfeo[2], nel Peloponneso.
Tra i monumenti più importanti della città vi è - nella celebre piazza del Duomo, dichiarata patrimonio dell'umanità - la Cattedrale costruita in marmo tra il 1063 e il 1118, in stile romanico pisano, con il portale in bronzo di san Ranieri di Bonanno Pisano e il pulpito di Giovanni Pisano. Nella piazza svetta la caratteristica Torre pendente, campanile del XII secolo, alta 56 metri, che acquisì la sua caratteristica inclinazione dieci anni dopo l'inizio della sua costruzione, oggi uno dei monumenti italiani più conosciuti al mondo.
Da notare la presenza di almeno tre torri inclinate: una, la più nota, appunto in piazza del Duomo; la seconda costituita dal campanile della chiesa di San Nicola, all'estremità opposta di via Santa Maria, vicino al Lungarno; la terza, a metà strada del viale delle Piagge (lungofiume situato nella parte est della città), è il campanile della chiesa di San Michele degli Scalzi (in questo caso anche la chiesa è pendente).
Pisa ospita il più rilevante aeroporto della Regione, il "Galileo Galilei"[3] che vanta anche collegamenti intercontinentali diretti, ed è sede di ben tre tra le più importanti istituzioni universitarie d'Italia, l'Università di Pisa, la Scuola Normale Superiore e la Scuola Superiore Sant'Anna, e di numerosi istituti di ricerca
Tra i monumenti più importanti della città vi è - nella celebre piazza del Duomo, dichiarata patrimonio dell'umanità - la Cattedrale costruita in marmo tra il 1063 e il 1118, in stile romanico pisano, con il portale in bronzo di san Ranieri di Bonanno Pisano e il pulpito di Giovanni Pisano. Nella piazza svetta la caratteristica Torre pendente, campanile del XII secolo, alta 56 metri, che acquisì la sua caratteristica inclinazione dieci anni dopo l'inizio della sua costruzione, oggi uno dei monumenti italiani più conosciuti al mondo.
Da notare la presenza di almeno tre torri inclinate: una, la più nota, appunto in piazza del Duomo; la seconda costituita dal campanile della chiesa di San Nicola, all'estremità opposta di via Santa Maria, vicino al Lungarno; la terza, a metà strada del viale delle Piagge (lungofiume situato nella parte est della città), è il campanile della chiesa di San Michele degli Scalzi (in questo caso anche la chiesa è pendente).
Pisa ospita il più rilevante aeroporto della Regione, il "Galileo Galilei"[3] che vanta anche collegamenti intercontinentali diretti, ed è sede di ben tre tra le più importanti istituzioni universitarie d'Italia, l'Università di Pisa, la Scuola Normale Superiore e la Scuola Superiore Sant'Anna, e di numerosi istituti di ricerca
Pompei: area archeologica (Campania)
Pompei è un comune italiano di 25.671 abitanti[2] della provincia di Napoli in Campania.
Pompei ha origini antiche quanto quelle di Roma, infatti la gens Pompeia discendeva da uno dei primi popoli italici, gli Oschi. Solo dopo la metà del VII secolo a.C., un primitivo insediamento si stabilì sul luogo della futura Pompei: forse non un abitato vero e proprio, ma più probabilmente un piccolo agglomerato intorno al nodo commerciale che vedeva l'incrocio di tre importanti strade, ricalcate in piena epoca storica dalle vie provenienti da Cuma, da Nola e da Castellamare di Stabia.
In quanto luogo di passaggio obbligatorio tra nord e sud, presto Pompei divenne una preda per i potenti stati confinanti, data la sua importanza come nodo viario e portuale. Venne conquistata una prima volta dalla colonia greca di Cuma tra il 525 e il 474 a.C. Strabone riporta che Pompei fu conquistata dagli Etruschi, notizia che alla luce dei recenti scavi diventa sempre più attendibile. Nell'area del tempio d'Apollo e presso le Terme Stabiane sono state rinvenuti numerosi frammenti di bucchero, alcuni addirittura con iscrizioni etrusche graffite; sempre nella zona delle Terme, inoltre, è venuta alla luce una necropoli del VI secolo a.C.
Le prime tracce di un abitato d'una certa importanza risalgono, a Pompei, al VI secolo a.C., anche se in questo periodo la città, ancora piuttosto piccola, non rivela l'esigenza di servirsi d'un piano regolatore e sembra il risultato di un aggregarsi d'edifici piuttosto disordinato e spontaneo.
La battaglia persa dagli Etruschi nelle acque di fronte a Cuma contro Cumani e Siracusani (metà del V secolo a.C.), portò Pompei sotto l'egemonia greca. Probabilmente a questo periodo risale la fortificazione dell'intero altopiano con mura di tufo che racchiudevano oltre sessanta ettari, anche se la città vera e propria non raggiungeva nemmeno i dieci ettari d'estensione.
Nel IV secolo Pompei si trovò coinvolta nelle Guerre sannitiche (al termine delle quali Roma rimase signora incontrastata di tutta la Campania) e si vide costretta ad accettare la condizione di socia dell'Urbe, conservando comunque autonomia linguistica ed istituzionale. È al IV secolo che risale il primo regolare impianto urbanistico della città la quale, intorno al 300 a.C., ricevette la nuova fortificazione in calcare del Sarno.
Durante la seconda guerra punica Pompei rimase fedele a Roma, al contrario di molte altre città campane, e poté così conservare la sua parziale indipendenza.
Nell'80 a.C. entrava completamente e definitivamente nell'orbita di Roma e Silla vi trasferì una colonia di veterani che prese il nome di Colonia Venerea Pompeianorum Sillana. L'assegnazione di terre ai veterani avvenne certo a danno della gentes che avevano più aspramente avversato Silla. Ciò nonostante, le vicende politiche e militari non influirono in maniera determinante sul benessere e sull'intraprendenza commerciale dei Pompeiani (volta soprattutto all'esportazione dei vini campani) che interessava zone anche molto remote. Per la salubrità del clima e l'amenità del paesaggio, la città ed i suoi dintorni costituirono anche un piacevole luogo di villeggiatura per alcuni ricchi Romani, compreso Cicerone che vi possedeva un fondo.
Eruzione del Vesuvio del 79 d.C.,
Le fonti sono piuttosto avare di notizie riguardo alla vita di Pompei nella prima età imperiale. Solo Tacito ricorda come un fatto clamoroso la rissa avvenuta tra Nucerini e Pompeiani nel 59 d.C. nell'anfiteatro di Pompei, che spinse Nerone a proibirvi, per dieci anni, ogni spettacolo gladiatorio.
Pompei ha origini antiche quanto quelle di Roma, infatti la gens Pompeia discendeva da uno dei primi popoli italici, gli Oschi. Solo dopo la metà del VII secolo a.C., un primitivo insediamento si stabilì sul luogo della futura Pompei: forse non un abitato vero e proprio, ma più probabilmente un piccolo agglomerato intorno al nodo commerciale che vedeva l'incrocio di tre importanti strade, ricalcate in piena epoca storica dalle vie provenienti da Cuma, da Nola e da Castellamare di Stabia.
In quanto luogo di passaggio obbligatorio tra nord e sud, presto Pompei divenne una preda per i potenti stati confinanti, data la sua importanza come nodo viario e portuale. Venne conquistata una prima volta dalla colonia greca di Cuma tra il 525 e il 474 a.C. Strabone riporta che Pompei fu conquistata dagli Etruschi, notizia che alla luce dei recenti scavi diventa sempre più attendibile. Nell'area del tempio d'Apollo e presso le Terme Stabiane sono state rinvenuti numerosi frammenti di bucchero, alcuni addirittura con iscrizioni etrusche graffite; sempre nella zona delle Terme, inoltre, è venuta alla luce una necropoli del VI secolo a.C.
Le prime tracce di un abitato d'una certa importanza risalgono, a Pompei, al VI secolo a.C., anche se in questo periodo la città, ancora piuttosto piccola, non rivela l'esigenza di servirsi d'un piano regolatore e sembra il risultato di un aggregarsi d'edifici piuttosto disordinato e spontaneo.
La battaglia persa dagli Etruschi nelle acque di fronte a Cuma contro Cumani e Siracusani (metà del V secolo a.C.), portò Pompei sotto l'egemonia greca. Probabilmente a questo periodo risale la fortificazione dell'intero altopiano con mura di tufo che racchiudevano oltre sessanta ettari, anche se la città vera e propria non raggiungeva nemmeno i dieci ettari d'estensione.
Nel IV secolo Pompei si trovò coinvolta nelle Guerre sannitiche (al termine delle quali Roma rimase signora incontrastata di tutta la Campania) e si vide costretta ad accettare la condizione di socia dell'Urbe, conservando comunque autonomia linguistica ed istituzionale. È al IV secolo che risale il primo regolare impianto urbanistico della città la quale, intorno al 300 a.C., ricevette la nuova fortificazione in calcare del Sarno.
Durante la seconda guerra punica Pompei rimase fedele a Roma, al contrario di molte altre città campane, e poté così conservare la sua parziale indipendenza.
Nell'80 a.C. entrava completamente e definitivamente nell'orbita di Roma e Silla vi trasferì una colonia di veterani che prese il nome di Colonia Venerea Pompeianorum Sillana. L'assegnazione di terre ai veterani avvenne certo a danno della gentes che avevano più aspramente avversato Silla. Ciò nonostante, le vicende politiche e militari non influirono in maniera determinante sul benessere e sull'intraprendenza commerciale dei Pompeiani (volta soprattutto all'esportazione dei vini campani) che interessava zone anche molto remote. Per la salubrità del clima e l'amenità del paesaggio, la città ed i suoi dintorni costituirono anche un piacevole luogo di villeggiatura per alcuni ricchi Romani, compreso Cicerone che vi possedeva un fondo.
Eruzione del Vesuvio del 79 d.C.,
Le fonti sono piuttosto avare di notizie riguardo alla vita di Pompei nella prima età imperiale. Solo Tacito ricorda come un fatto clamoroso la rissa avvenuta tra Nucerini e Pompeiani nel 59 d.C. nell'anfiteatro di Pompei, che spinse Nerone a proibirvi, per dieci anni, ogni spettacolo gladiatorio.
Portovenere (Liguria)
Porto Venere è un comune italiano di 3.952 abitanti della provincia della Spezia in Liguria.
Dal 1997 Porto Venere, insieme alle isole Palmaria, Tino, Tinetto ed alle Cinque Terre è stato inserito tra i patrimoni dell'umanità dell'UNESCO.
Dal 1997 Porto Venere, insieme alle isole Palmaria, Tino, Tinetto ed alle Cinque Terre è stato inserito tra i patrimoni dell'umanità dell'UNESCO.
Reggia di Caserta (Campania)
La Reggia di Caserta, o Palazzo Reale di Caserta, è una dimora storica appartenuta alla casa reale dei Borbone di Napoli, proclamata Patrimonio dell'umanità dall'UNESCO.
Situata nel comune di Caserta, è circondata da un vasto parco nel quale si individuano due settori: il giardino all'italiana, in cui sono presenti diverse fontane e la famosa Grande Cascata, e il giardino all'inglese, caratterizzato da fitti boschi.
In termini di volume, la reggia di Caserta è la più grande residenza reale del mondo con oltre 2 milioni di m³[1].
Situata nel comune di Caserta, è circondata da un vasto parco nel quale si individuano due settori: il giardino all'italiana, in cui sono presenti diverse fontane e la famosa Grande Cascata, e il giardino all'inglese, caratterizzato da fitti boschi.
In termini di volume, la reggia di Caserta è la più grande residenza reale del mondo con oltre 2 milioni di m³[1].
Residenze Sabaude (Piemonte)
La famiglia reale dei Savoia cominciò nel XVI secolo a commissionare il rifacimento di antichi castelli (anche di epoca romana) e la costruzione di nuove residenze, delizie e capricci, nella cintura verde che circonda la capitale del Regno di Sardegna, Torino.
Questi beni sono stati inseriti nell'elenco del Patrimonio dell'umanità dell'UNESCO e spiccano per la bellezza e particolarità, costruiti in una miscela tra lo stile manieristico e il trionfante barocco piemontese: gioielli progettati o rimaneggiati da architetti del calibro di Amedeo e Carlo di Castellamonte, Filippo Juvarra, Guarino Guarini e Pelagio Palagi. * Palazzo Reale di Torino * Palazzo Madama e Casaforte degli Acaja, Torino * Palazzo Carignano, Torino * Castello del Valentino, Torino * Villa della Regina, Torino * Palazzina di caccia di Stupinigi, Nichelino * Reggia di Venaria Reale * Borgo Castello nel parco de La Mandria, Venaria Reale * Castello di Rivoli * Castello Ducale di Agliè * Castello di Moncalieri * Castello Reale di Racconigi * Castello di Pollenzo, Bra * Castello di Govone
Questi beni sono stati inseriti nell'elenco del Patrimonio dell'umanità dell'UNESCO e spiccano per la bellezza e particolarità, costruiti in una miscela tra lo stile manieristico e il trionfante barocco piemontese: gioielli progettati o rimaneggiati da architetti del calibro di Amedeo e Carlo di Castellamonte, Filippo Juvarra, Guarino Guarini e Pelagio Palagi. * Palazzo Reale di Torino * Palazzo Madama e Casaforte degli Acaja, Torino * Palazzo Carignano, Torino * Castello del Valentino, Torino * Villa della Regina, Torino * Palazzina di caccia di Stupinigi, Nichelino * Reggia di Venaria Reale * Borgo Castello nel parco de La Mandria, Venaria Reale * Castello di Rivoli * Castello Ducale di Agliè * Castello di Moncalieri * Castello Reale di Racconigi * Castello di Pollenzo, Bra * Castello di Govone
Roma: centro storico (Lazio)
Roma è un comune speciale italiano di 2.767.639 abitanti, capoluogo della provincia di Roma, della regione Lazio e capitale della Repubblica Italiana.
È il comune più popoloso e più esteso d'Italia ed è tra le maggiori capitali europee per grandezza del territorio; per antonomasia, è definita l'Urbe e la Città eterna.
Nel corso della sua trimillenaria storia, è stata la prima grande metropoli dell'umanità, cuore di una delle più importanti civiltà antiche, che influenzò la società, la cultura, la lingua, la letteratura, l'arte, l'architettura, la filosofia, la religione, il diritto, i costumi dei secoli successivi; fu capitale dell'Impero romano, che estendeva il suo dominio su tutto il bacino del Mediterraneo e gran parte dell'Europa, e dello Stato Pontificio, sottoposto al potere temporale dei Papi.
È la città con la più alta concentrazione di beni storici e architettonici al mondo; il suo centro storico delimitato dal perimetro delle mura aureliane, sovrapposizione di testimonianze di quasi tre millenni, è espressione del patrimonio storico, artistico e culturale del mondo occidentale europeo[8] e, nel 1980, insieme alle proprietà extraterritoriali della Santa Sede nella città e la basilica di San Paolo fuori le mura, è stato inserito nella lista dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO.
Roma, cuore della cristianità cattolica, è l'unica città al mondo ad ospitare al proprio interno uno stato straniero, l'enclave della Città del Vaticano: per tale motivo è spesso definita capitale di due Stati.
È il comune più popoloso e più esteso d'Italia ed è tra le maggiori capitali europee per grandezza del territorio; per antonomasia, è definita l'Urbe e la Città eterna.
Nel corso della sua trimillenaria storia, è stata la prima grande metropoli dell'umanità, cuore di una delle più importanti civiltà antiche, che influenzò la società, la cultura, la lingua, la letteratura, l'arte, l'architettura, la filosofia, la religione, il diritto, i costumi dei secoli successivi; fu capitale dell'Impero romano, che estendeva il suo dominio su tutto il bacino del Mediterraneo e gran parte dell'Europa, e dello Stato Pontificio, sottoposto al potere temporale dei Papi.
È la città con la più alta concentrazione di beni storici e architettonici al mondo; il suo centro storico delimitato dal perimetro delle mura aureliane, sovrapposizione di testimonianze di quasi tre millenni, è espressione del patrimonio storico, artistico e culturale del mondo occidentale europeo[8] e, nel 1980, insieme alle proprietà extraterritoriali della Santa Sede nella città e la basilica di San Paolo fuori le mura, è stato inserito nella lista dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO.
Roma, cuore della cristianità cattolica, è l'unica città al mondo ad ospitare al proprio interno uno stato straniero, l'enclave della Città del Vaticano: per tale motivo è spesso definita capitale di due Stati.
Santa Maria delle Grazie a Milano (Lombardia)
Santa Maria delle Grazie è una chiesa di Milano, patrimonio dell'umanità dell'Unesco, insieme al Cenacolo di Leonardo da Vinci che si trova nel refettorio del convento.
Nel 1463 il duca di Milano Francesco I Sforza fece costruire un convento domenicano ed una chiesa nel luogo dove si trovava una piccola cappella dedicata a Santa Maria delle Grazie. L'architetto fu Umberto Scopatello, il convento fu completato nel 1469 mentre per la chiesa fu necessario attendere il 1482. Altri cambiamenti furono eseguiti quando, salito al potere, Ludovico il Moro decise di cambiare il chiostro grande e l'abside della chiesa. La costruzione fu terminata intorno al 1490. Il Moro aveva anche deciso di fare delle Grazie il luogo di sepoltura degli Sforza e nel 1497 vi venne sepolta la moglie Beatrice d'Este. Secondo una antica tradizione milanese Ludovico il Moro fece anche costruire un cunicolo collegante il castello, poi chiamato Sforzesco al convento. Il tiburio dapprima fu attribuito a Bramante, anche se manca qualunque tipo di prova se non che il Bramante era in quegli anni ingegnere ducale e viene nominato una volta negli atti della Chiesa (una consegna di marmo nel 1494, ma gli studi più aggiornati propendono per l'Amadeo; al più si ritiene[senza fonte] che il Bramante sia stato responsabile del progetto iniziale, ma non abbia poi seguito i lavori veri e propri, che sicuramente furono diretti da Giovanni Antonio Amadeo. La misura di base di 24 braccia milanesi utilizzata per la sacrestia fu usata dallo stesso architetto per il sacello in Santa Maria alla Fontana. Ancora nel 1497 acquistò 64 colonnine di pietra chiara di Saltrio per il tiburio e altri 128 pezzi di pietra bianca e nera da consegnare per il trasporto sul Ceresio a partire da Porto Ceresio o da Riva San Vitale. All'interno, nel corpo più antico della chiesa (in stile gotico), si segnalano, in una cappella di destra, gli affreschi con Storie della Passione di Gaudenzio Ferrari. Nella stessa cappella era un tempo conservata l'Incoronazione di spine di Tiziano oggi al Louvre. Nel chiostrino adiacente alla tribuna, sulla porta che conduce alla sacrestia, c'è un affresco realizzato da Bramante.
La notte del 15 agosto 1943, i bombardieri anglo-americani colpirono la chiesa e il convento. Il refettorio fu raso al suolo, si salvarono pochi muri, fra cui quello del Cenacolo, che era stato rinforzato appositamente con sacchi di sabbia.
Nel 1463 il duca di Milano Francesco I Sforza fece costruire un convento domenicano ed una chiesa nel luogo dove si trovava una piccola cappella dedicata a Santa Maria delle Grazie. L'architetto fu Umberto Scopatello, il convento fu completato nel 1469 mentre per la chiesa fu necessario attendere il 1482. Altri cambiamenti furono eseguiti quando, salito al potere, Ludovico il Moro decise di cambiare il chiostro grande e l'abside della chiesa. La costruzione fu terminata intorno al 1490. Il Moro aveva anche deciso di fare delle Grazie il luogo di sepoltura degli Sforza e nel 1497 vi venne sepolta la moglie Beatrice d'Este. Secondo una antica tradizione milanese Ludovico il Moro fece anche costruire un cunicolo collegante il castello, poi chiamato Sforzesco al convento. Il tiburio dapprima fu attribuito a Bramante, anche se manca qualunque tipo di prova se non che il Bramante era in quegli anni ingegnere ducale e viene nominato una volta negli atti della Chiesa (una consegna di marmo nel 1494, ma gli studi più aggiornati propendono per l'Amadeo; al più si ritiene[senza fonte] che il Bramante sia stato responsabile del progetto iniziale, ma non abbia poi seguito i lavori veri e propri, che sicuramente furono diretti da Giovanni Antonio Amadeo. La misura di base di 24 braccia milanesi utilizzata per la sacrestia fu usata dallo stesso architetto per il sacello in Santa Maria alla Fontana. Ancora nel 1497 acquistò 64 colonnine di pietra chiara di Saltrio per il tiburio e altri 128 pezzi di pietra bianca e nera da consegnare per il trasporto sul Ceresio a partire da Porto Ceresio o da Riva San Vitale. All'interno, nel corpo più antico della chiesa (in stile gotico), si segnalano, in una cappella di destra, gli affreschi con Storie della Passione di Gaudenzio Ferrari. Nella stessa cappella era un tempo conservata l'Incoronazione di spine di Tiziano oggi al Louvre. Nel chiostrino adiacente alla tribuna, sulla porta che conduce alla sacrestia, c'è un affresco realizzato da Bramante.
La notte del 15 agosto 1943, i bombardieri anglo-americani colpirono la chiesa e il convento. Il refettorio fu raso al suolo, si salvarono pochi muri, fra cui quello del Cenacolo, che era stato rinforzato appositamente con sacchi di sabbia.
Sassi di Matera (Basilicata)
Matera è un comune di 60.512 abitanti capoluogo dell'omonima provincia e seconda città della Basilicata.
La città è nota in tutto il mondo per gli storici rioni Sassi, riconosciuti nel 1993 Patrimonio dell'umanità dall'UNESCO (primo sito dell'Italia meridionale a ricevere tale riconoscimento). Matera è tra le città decorate al Valor Militare per la Guerra di Liberazione perché è stata insignita della Medaglia d'Argento al Valor Militare per i sacrifici delle sue popolazioni durante la seconda guerra mondiale, essendo stata la prima città del Mezzogiorno a insorgere in armi contro il nazifascismo
La città è nota in tutto il mondo per gli storici rioni Sassi, riconosciuti nel 1993 Patrimonio dell'umanità dall'UNESCO (primo sito dell'Italia meridionale a ricevere tale riconoscimento). Matera è tra le città decorate al Valor Militare per la Guerra di Liberazione perché è stata insignita della Medaglia d'Argento al Valor Militare per i sacrifici delle sue popolazioni durante la seconda guerra mondiale, essendo stata la prima città del Mezzogiorno a insorgere in armi contro il nazifascismo
Siena: centro storico (Toscana)
Siena è un comune di 54.188 abitanti[1] della Toscana centrale, capoluogo dell'omonima provincia.
La città è universalmente conosciuta per il suo patrimonio artistico e per la sostanziale unità stilistica del suo arredo urbano medievale, nonché per il suo famoso palio.
È stata dichiarata dall'UNESCO patrimonio dell'umanità.
La città è universalmente conosciuta per il suo patrimonio artistico e per la sostanziale unità stilistica del suo arredo urbano medievale, nonché per il suo famoso palio.
È stata dichiarata dall'UNESCO patrimonio dell'umanità.
Siracusa e la necropoli di Pantalica (Sicilia)
Siracusa (italiane: Siracusa pronunciato [siraku za ː] ( ascoltare); siciliano: Sarausa; greco antico: Συράκουσαι Syrakousai) è una storica città in Italia meridionale, la capitale della provincia di Siracusa. La città è famosa per la sua ricca storia greca, la cultura, anfiteatri, architettura, e come il luogo di nascita di Archimede. Questa antica città 2.700 anni svolto un ruolo fondamentale nei tempi antichi, quando era una delle maggiori potenze del Mediterraneo mondo. Siracusa è situato nella parte sud-est dell'isola di Sicilia, a destra dal Golfo di Siracusa il prossimo a Mar Ionio.
La città fu fondata dai greco antico Corinzi e divenne una potente città-stato. Siracusa è stata alleata con Sparta e Corinto, esercitando un'influenza su tutta la Magna Grecia zona di cui essa era la città più importante. Una volta descritta da Cicerone come "la più grande città greca e la più bella di tutte", in seguito entrò a far parte della Repubblica Romana e dell'impero bizantino. Dopo questo Palermo che ha superato in importanza, come la capitale del Regno di Sicilia. Infine il regno sarebbe unito con il Regno di Napoli per formare il Due Sicilie fino alla unificazione italiana del 1860.
Nei tempi moderni, la città è elencata dall'UNESCO come Patrimonio Mondiale dell'Umanità insieme con la Necropoli di Pantalica. Nella zona centrale, la città stessa ha una popolazione di circa 125.000 persone. Gli abitanti sono conosciuti come Siracusani, e la lingua locale parlata dai suoi abitanti è la lingua siciliana. Siracusa è menzionato nella Bibbia in Atti degli Apostoli 28:12 al libro come Paolo vi rimase.[2] Il santo patrono della città è Santa Lucia, è nata a Siracusa e il suo giorno
La città fu fondata dai greco antico Corinzi e divenne una potente città-stato. Siracusa è stata alleata con Sparta e Corinto, esercitando un'influenza su tutta la Magna Grecia zona di cui essa era la città più importante. Una volta descritta da Cicerone come "la più grande città greca e la più bella di tutte", in seguito entrò a far parte della Repubblica Romana e dell'impero bizantino. Dopo questo Palermo che ha superato in importanza, come la capitale del Regno di Sicilia. Infine il regno sarebbe unito con il Regno di Napoli per formare il Due Sicilie fino alla unificazione italiana del 1860.
Nei tempi moderni, la città è elencata dall'UNESCO come Patrimonio Mondiale dell'Umanità insieme con la Necropoli di Pantalica. Nella zona centrale, la città stessa ha una popolazione di circa 125.000 persone. Gli abitanti sono conosciuti come Siracusani, e la lingua locale parlata dai suoi abitanti è la lingua siciliana. Siracusa è menzionato nella Bibbia in Atti degli Apostoli 28:12 al libro come Paolo vi rimase.[2] Il santo patrono della città è Santa Lucia, è nata a Siracusa e il suo giorno
Su Nuraxu di Barumini (Sardegna)
Barumini è un comune sardo di 1.341 abitanti della provincia del Medio Campidano, nella regione storica della Marmilla. Nel paese ha sede " Su Nuraxi", il complesso nuragico più famoso della Sardegna, riconosciuto dall'Unesco come patrimonio dell'umanità (iscrizione nel 1997). Monumenti e luoghi di interesse storico culturale a Barumini [modifica] * Su Nuraxi, simbolo per eccellenza del paese di Barumini * Su Nuraxi'e Cresia * Centro di Comunicazione e di Promozione del Patrimonio Culturale "Giovanni Lilliu" * Il convento dei Frati Cappuccini * Palazzo Zapata * Biblioteca Comunale * Casa degli Zappata, con elementi gotici e rinascimentali * Parrocchiale in stile tardo gotico
Nel centro storico di Barumini si può ammirare Palazzo Zapata, antica sede che i Marchesi, nei primi del '600, fecero costruire nel punto più alto del paese.
Solo recentemente, durante i lavori di restauro del palazzo, è stata fatta una scoperta di eccezionale portata: il palazzo Zapata fu edificato sopra i resti ben conservati di un insediamento nuragico denominato dall'archeologo Giovanni Lilliu (già scopritore della complesso nuragico Su Nuraxi) Nuraxi'e Cresia perché vicino alla chiesa parrocchiale.
Grazie ad un progetto di restauro architettonico di grande impatto scenografico e di forte suggestione (elaborato con grande sensibilità dall'Architetto Pietro Reali), sia il palazzo marchesale che il sottostante nuraghe, opportunamente riportato alla luce, sono diventati sede di un magnifico complesso museale - suddiviso in tre sezioni: archeologica (progetto scientifico elaborato dall'archeologo Dott. Roberto Sirigu), storica (progetto scientifico elaborato dalla Dott.ssa M. Rosaria Lai e dalla Dott.ssa M. Patrizia Mameli della Soprintendenza Archivistica della Sardegna) ed etnografica (progetto scientifico elaborato dall'Arch. Liliana Fadda) - che ha avuto inaugurazione il 29 luglio 2006
Nel centro storico di Barumini si può ammirare Palazzo Zapata, antica sede che i Marchesi, nei primi del '600, fecero costruire nel punto più alto del paese.
Solo recentemente, durante i lavori di restauro del palazzo, è stata fatta una scoperta di eccezionale portata: il palazzo Zapata fu edificato sopra i resti ben conservati di un insediamento nuragico denominato dall'archeologo Giovanni Lilliu (già scopritore della complesso nuragico Su Nuraxi) Nuraxi'e Cresia perché vicino alla chiesa parrocchiale.
Grazie ad un progetto di restauro architettonico di grande impatto scenografico e di forte suggestione (elaborato con grande sensibilità dall'Architetto Pietro Reali), sia il palazzo marchesale che il sottostante nuraghe, opportunamente riportato alla luce, sono diventati sede di un magnifico complesso museale - suddiviso in tre sezioni: archeologica (progetto scientifico elaborato dall'archeologo Dott. Roberto Sirigu), storica (progetto scientifico elaborato dalla Dott.ssa M. Rosaria Lai e dalla Dott.ssa M. Patrizia Mameli della Soprintendenza Archivistica della Sardegna) ed etnografica (progetto scientifico elaborato dall'Arch. Liliana Fadda) - che ha avuto inaugurazione il 29 luglio 2006
Trulli di Alberobello
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Alberobello (in dialetto Iarubèdd) è un comune italiano di 11.040 abitanti della provincia di Bari, in Puglia. Il nome della città deriva dalla parola "albero"; poiché nell'antichita vi era una foresta di querce; e dalla parola latina "bellum" ovvero guerra; infatti le querce del luogo erano particolarmente adatte per costruire macchine da guerra (belliche). Celebre per le sue caratteristiche abitazioni, chiamate trulli che, dal 1996, sono patrimonio dell'umanità dell'UNESCO[1], fa parte della Valle d'Itria.
In alcuni diplomi del XIV secolo il sito di Alberobello viene riportato col termine "Silva Arboris Belli", in riferimento di una zona ricca di fitta vegetazione, ma priva di insediamenti abitati stabilmente. Una prima antropizzazione dell'area prese avvio solo nei primi anni del XVI secolo su impulso del conte di Conversano Andrea Matteo III Acquaviva d'Aragona, figlio del celebre conte Giulio Antonio Acquaviva, caduto nel 1481 presso Otranto nella guerra contro i Turchi. Il conte Andrea Matteo introdusse dal feudo di Noci una quarantina di famiglie di contadini per bonificare e coltivare le terre, con l'obbligo di consegnargli la decima dei raccolti. Un suo successore, il potente conte Giangirolamo II detto il Guercio delle Puglie (1600-1665), che aveva eretto una casina di caccia ed una locanda in loco, iniziò la vera urbanizzazione della selva con la costruzione di un agglomerato di case. L'abbondanza di materiale sedimentario calcareo e l'autorizzazione del conte a costruire case solo con muri a secco senza l'uso di malta, che sono i caratteristici trulli, contribuì all'espansione dell'agglomerato urbano. Tale obbligo di far costruire case solo con pietre a secco fu un espediente del conte per evitare il pagamento dei tributi al Viceré spagnolo del Regno di Napoli secondo la Pragmatica de Baronibus, legge in vigore fino al 1700 secondo la quale la costruzione di un nuovo centro abitato comportava in primo luogo il Regio assenso e il consecutivo pagamento dei tributi da parte del Barone alla Regia Corte. Infatti nel 1644, in seguito di denuncia fatta dal duca Caracciolo di Martina Franca fu ordinata una ispezione regia. Per prevenirne gli effetti il conte Giangirolamo ordinò ai coloni di demolire le abitazioni e allontanarsi temporaneamente dall'area. Ciò avvenne in una sola notte, cosicché gli ispettori regi trovassero solo pietre sparse.
Alberobello rimase feudo degli Acquaviva d'Aragona per diverse generazioni di conti, fino al 27 maggio 1797, quando il re Ferdinando IV di Borbone accolse l'istanza degli alberobellesi ed emanò un decreto con il quale elevava il piccolo villaggio a città regia, liberandola dalla servitù feudale.
In alcuni diplomi del XIV secolo il sito di Alberobello viene riportato col termine "Silva Arboris Belli", in riferimento di una zona ricca di fitta vegetazione, ma priva di insediamenti abitati stabilmente. Una prima antropizzazione dell'area prese avvio solo nei primi anni del XVI secolo su impulso del conte di Conversano Andrea Matteo III Acquaviva d'Aragona, figlio del celebre conte Giulio Antonio Acquaviva, caduto nel 1481 presso Otranto nella guerra contro i Turchi. Il conte Andrea Matteo introdusse dal feudo di Noci una quarantina di famiglie di contadini per bonificare e coltivare le terre, con l'obbligo di consegnargli la decima dei raccolti. Un suo successore, il potente conte Giangirolamo II detto il Guercio delle Puglie (1600-1665), che aveva eretto una casina di caccia ed una locanda in loco, iniziò la vera urbanizzazione della selva con la costruzione di un agglomerato di case. L'abbondanza di materiale sedimentario calcareo e l'autorizzazione del conte a costruire case solo con muri a secco senza l'uso di malta, che sono i caratteristici trulli, contribuì all'espansione dell'agglomerato urbano. Tale obbligo di far costruire case solo con pietre a secco fu un espediente del conte per evitare il pagamento dei tributi al Viceré spagnolo del Regno di Napoli secondo la Pragmatica de Baronibus, legge in vigore fino al 1700 secondo la quale la costruzione di un nuovo centro abitato comportava in primo luogo il Regio assenso e il consecutivo pagamento dei tributi da parte del Barone alla Regia Corte. Infatti nel 1644, in seguito di denuncia fatta dal duca Caracciolo di Martina Franca fu ordinata una ispezione regia. Per prevenirne gli effetti il conte Giangirolamo ordinò ai coloni di demolire le abitazioni e allontanarsi temporaneamente dall'area. Ciò avvenne in una sola notte, cosicché gli ispettori regi trovassero solo pietre sparse.
Alberobello rimase feudo degli Acquaviva d'Aragona per diverse generazioni di conti, fino al 27 maggio 1797, quando il re Ferdinando IV di Borbone accolse l'istanza degli alberobellesi ed emanò un decreto con il quale elevava il piccolo villaggio a città regia, liberandola dalla servitù feudale.
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Le incisioni rupestri della Val Camonica (sito UNESCO n° 94, Arte rupestre della Valcamonica) costituiscono una delle più ampie collezioni di petroglifi preistorici del mondo[1] e sono state il primo Patrimonio dell'umanità riconosciuto dell'UNESCO in Italia (1979). L'UNESCO ha riconosciuto oltre 140.000 figure[1], ma nuove ininterrotte scoperte hanno progressivamente aumentato il numero complessivo delle incisioni catalogate, fino a duecentomila[2] se non trecentomila[3]. L'arte rupestre in Valle Camonica è segnalata su circa 2000 rocce in oltre 180 località comprese in 24 comuni, con una particolare concentrazione nelle municipalità di Capo di Ponte, Ceto (Nadro), Cimbergo e Paspardo, Sonico Sellero, Darfo Boario Terme, Ossimo dove insistono 8 parchi attrezzati per la visita[4].
Le incisioni furono realizzate lungo un arco di tempo di ottomila anni, fino all'Età del ferro (I millennio a.C.)[2]; quelle dell'ultimo periodo sono attribuite al popolo dei Camuni ricordato dalle fonti latine. La tradizione petroglifica non si esaurì repentinamente: sono state identificate incisioni - anche se in numero assai ridotto, non comparabile con la grandiosa attività preistorica - di epoca romana, medievale e perfino contemporanea, fino al XIX secolo[1][5]. La maggior parte delle incisioni è stata realizzata con la tecnica della martellina; in numero minore quelle ottenute attraverso il graffito[2].
La Rosa camuna e un antropomorfo (cosiddetto "astronauta").
Area Foppe, Riserva naturale Incisioni rupestri di Ceto, Cimbergo e Paspardo. Le figure si presentano a volte semplicemente sovrapposte senza ordine apparente, ma spesso invece appaiono in relazione logica tra loro, a illustrazione di un rito religioso o di una scena di caccia o di lotta; tale impostazione spiega lo schematismo delle immagini, ognuna delle quali è un ideogramma che rappresenta non tanto l'oggetto reale, ma la sua "idea"[2]. La loro funzione è riconducibile a riti celebrativi, commemorativi, iniziatici o propiziatori - dapprima in ambito religioso, in seguito anche laico -, che si tenevano in occasioni particolari, singole o ricorrenti[5]. Tra i segni più noti rinvenuti in Val Camonica spicca la cosiddetta Rosa camuna, che è stata adottata come simbolo ufficiale della regione Lombardia. Nel dialetto locale della Valle Camonica le incisioni rupestri vengono indicate col termine riduttivo di pitoti, ovvero pupazzi[5].
Le incisioni furono realizzate lungo un arco di tempo di ottomila anni, fino all'Età del ferro (I millennio a.C.)[2]; quelle dell'ultimo periodo sono attribuite al popolo dei Camuni ricordato dalle fonti latine. La tradizione petroglifica non si esaurì repentinamente: sono state identificate incisioni - anche se in numero assai ridotto, non comparabile con la grandiosa attività preistorica - di epoca romana, medievale e perfino contemporanea, fino al XIX secolo[1][5]. La maggior parte delle incisioni è stata realizzata con la tecnica della martellina; in numero minore quelle ottenute attraverso il graffito[2].
La Rosa camuna e un antropomorfo (cosiddetto "astronauta").
Area Foppe, Riserva naturale Incisioni rupestri di Ceto, Cimbergo e Paspardo. Le figure si presentano a volte semplicemente sovrapposte senza ordine apparente, ma spesso invece appaiono in relazione logica tra loro, a illustrazione di un rito religioso o di una scena di caccia o di lotta; tale impostazione spiega lo schematismo delle immagini, ognuna delle quali è un ideogramma che rappresenta non tanto l'oggetto reale, ma la sua "idea"[2]. La loro funzione è riconducibile a riti celebrativi, commemorativi, iniziatici o propiziatori - dapprima in ambito religioso, in seguito anche laico -, che si tenevano in occasioni particolari, singole o ricorrenti[5]. Tra i segni più noti rinvenuti in Val Camonica spicca la cosiddetta Rosa camuna, che è stata adottata come simbolo ufficiale della regione Lombardia. Nel dialetto locale della Valle Camonica le incisioni rupestri vengono indicate col termine riduttivo di pitoti, ovvero pupazzi[5].
Val d'Orcia (Toscana)
La Val d'Orcia, o Valdorcia, è una regione della Toscana, centro Italia, che si estende dalle colline a sud di Siena a Monte Amiata. Essa è caratterizzata da dolci colline coltivate con attenzione di tanto in tanto interrotta da calanchi e da città e villaggi pittoreschi come Pienza (ricostruito come "città ideale" nel 15 ° secolo sotto il patronato di Papa Pio II), Radicofani (sede del famigerato brigante-eroe Ghino di Tacco) e Montalcino (il Brunello di Montalcino è annoverato tra i più prestigiosi vini italiani). Si tratta di un paesaggio che è diventato familiare attraverso la sua rappresentazione nelle opere d'arte dal Rinascimento alla pittura moderna fotografia.
Nel 2004 la Val d'Orcia è stato aggiunto alla UNESCO lista dei Patrimoni dell'Umanità sotto questi criteri: * Criterio (iv): La Val d'Orcia è un eccezionale esempio di come il paesaggio è stato ridisegnato nel periodo Rinascimentale per rispecchiare gli ideali di buon governo e creare un'immagine esteticamente gradevole. * Criterio (vi): Il paesaggio della Val d'Orcia è stato celebrato dai pittori della Scuola Senese, fiorita durante il Rinascimento. Le immagini della Val d'Orcia e, in particolare le raffigurazioni di paesaggi in cui si raffigura la gente vivere in armonia con la natura, sono venuto per essere visti come icone del Rinascimento ed hanno profondamente influenzato lo sviluppo del pensiero paesaggio.
Nel 2004 la Val d'Orcia è stato aggiunto alla UNESCO lista dei Patrimoni dell'Umanità sotto questi criteri: * Criterio (iv): La Val d'Orcia è un eccezionale esempio di come il paesaggio è stato ridisegnato nel periodo Rinascimentale per rispecchiare gli ideali di buon governo e creare un'immagine esteticamente gradevole. * Criterio (vi): Il paesaggio della Val d'Orcia è stato celebrato dai pittori della Scuola Senese, fiorita durante il Rinascimento. Le immagini della Val d'Orcia e, in particolare le raffigurazioni di paesaggi in cui si raffigura la gente vivere in armonia con la natura, sono venuto per essere visti come icone del Rinascimento ed hanno profondamente influenzato lo sviluppo del pensiero paesaggio.
Venezia e la sua laguna (Veneto)
Venezia è un comune italiano di 270.851 abitanti, capoluogo dell'omonima provincia e della regione Veneto.
È il primo comune per popolazione e per superficie della regione.
La città di Venezia è stata per più di un millennio capitale della Repubblica di Venezia e conosciuta a questo riguardo come "la Serenissima", la Dominante e "la Regina dell'Adriatico". Questi appellativi erano opposti a "la Superba" o "la Dominante dei Mari", riferiti alla repubblica marinara di Genova, principale concorrente e avversaria di Venezia.
Per le peculiarità urbanistiche e per il suo patrimonio artistico, Venezia è universalmente considerata una tra le più belle città del mondo ed è annoverata, assieme alla sua laguna, tra i patrimoni dell'umanità tutelati dall'UNESCO: questo fattore ha contribuito a farne la seconda città italiana dopo Roma con il più alto flusso turistico, in gran parte dall'estero.
Il territorio comunale si estende su buona parte della laguna di Venezia ma anche sulla terraferma circostante, comprendendo la vasta area metropolitana che ha per centro Mestre.
È il primo comune per popolazione e per superficie della regione.
La città di Venezia è stata per più di un millennio capitale della Repubblica di Venezia e conosciuta a questo riguardo come "la Serenissima", la Dominante e "la Regina dell'Adriatico". Questi appellativi erano opposti a "la Superba" o "la Dominante dei Mari", riferiti alla repubblica marinara di Genova, principale concorrente e avversaria di Venezia.
Per le peculiarità urbanistiche e per il suo patrimonio artistico, Venezia è universalmente considerata una tra le più belle città del mondo ed è annoverata, assieme alla sua laguna, tra i patrimoni dell'umanità tutelati dall'UNESCO: questo fattore ha contribuito a farne la seconda città italiana dopo Roma con il più alto flusso turistico, in gran parte dall'estero.
Il territorio comunale si estende su buona parte della laguna di Venezia ma anche sulla terraferma circostante, comprendendo la vasta area metropolitana che ha per centro Mestre.
Verona (Veneto)
Verona, è una città italiana di 265.085 abitanti, capoluogo della provincia di Verona nel Veneto. È il secondo comune per popolazione della regione e del Triveneto, e il terzo dell'Italia nord-orientale. L'area metropolitana veronese si estende su 1.426 km² e conta una popolazione di 714.274 abitanti.[3][4]
Verona è visitata ogni anno da quasi 3 milioni di turisti,[5] molti dei quali stranieri, per via della sua ricchezza artistica e architettonica (tra i monumenti più conosciuti l'Arena e la casa di Giulietta), e per le varie manifestazioni annuali (tra le quali le più importanti la stagione lirica areniana e l'estate teatrale veronese).
La città è stata dichiarata patrimonio dell'umanità dall'UNESCO per la sua struttura urbana e per la sua architettura: Verona è uno splendido esempio di città che si è sviluppata progressivamente e ininterrottamente durante duemila anni, integrando elementi artistici di altissima qualità dei diversi periodi che si sono succeduti, rappresenta inoltre in modo eccezionale il concetto della città fortificata in più tappe determinanti della storia europea
Verona è visitata ogni anno da quasi 3 milioni di turisti,[5] molti dei quali stranieri, per via della sua ricchezza artistica e architettonica (tra i monumenti più conosciuti l'Arena e la casa di Giulietta), e per le varie manifestazioni annuali (tra le quali le più importanti la stagione lirica areniana e l'estate teatrale veronese).
La città è stata dichiarata patrimonio dell'umanità dall'UNESCO per la sua struttura urbana e per la sua architettura: Verona è uno splendido esempio di città che si è sviluppata progressivamente e ininterrottamente durante duemila anni, integrando elementi artistici di altissima qualità dei diversi periodi che si sono succeduti, rappresenta inoltre in modo eccezionale il concetto della città fortificata in più tappe determinanti della storia europea
Vicenza e Ville del Palladio (Veneto)
Le ville palladiane sono un insieme di ville venete (del territorio della Repubblica di Venezia), concentrate per la maggior parte nella provincia di Vicenza, edificate intorno alla metà del Cinquecento dall'architetto Andrea Palladio per le famiglie più importanti del luogo, soprattutto aristocratici ma anche alcuni esponenti dell'alta borghesia della Repubblica veneta.
Insieme alla città di Vicenza, 24 ville palladiane del Veneto sono state inserite, tra il 1994 e il 1996, nella lista Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO.
Le ville palladiane si distinguono dalle ville romane e dalle ville medicee toscane: non erano destinate unicamente allo svago dei proprietari, ma erano - anzitutto - dei complessi produttivi. Circondate da vaste estensioni di campi coltivati e vigneti, le ville comprendevano magazzini, stalle e depositi per il lavoro agricolo. Di norma presentano ali laterali, le barchesse, destinate a contenere gli ambienti di lavoro, dividendo razionalmente lo spazio del corpo centrale, destinato ai proprietari, da quello dei lavoratori, in modo da non sovrapporre le diverse attività. Il corpo centrale è a sua volta suddiviso in senso verticale, dove ogni piano assolve a funzioni diverse.
Grazie anche alle loro descrizioni e ai dettagliati disegni pubblicati da Palladio nel trattato I quattro libri dell'architettura (1570), le ville palladiane divennero per secoli oggetto di studio per gli architetti europei, che si ispirarono ad esse per le loro realizzazioni.
Insieme alla città di Vicenza, 24 ville palladiane del Veneto sono state inserite, tra il 1994 e il 1996, nella lista Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO.
Le ville palladiane si distinguono dalle ville romane e dalle ville medicee toscane: non erano destinate unicamente allo svago dei proprietari, ma erano - anzitutto - dei complessi produttivi. Circondate da vaste estensioni di campi coltivati e vigneti, le ville comprendevano magazzini, stalle e depositi per il lavoro agricolo. Di norma presentano ali laterali, le barchesse, destinate a contenere gli ambienti di lavoro, dividendo razionalmente lo spazio del corpo centrale, destinato ai proprietari, da quello dei lavoratori, in modo da non sovrapporre le diverse attività. Il corpo centrale è a sua volta suddiviso in senso verticale, dove ogni piano assolve a funzioni diverse.
Grazie anche alle loro descrizioni e ai dettagliati disegni pubblicati da Palladio nel trattato I quattro libri dell'architettura (1570), le ville palladiane divennero per secoli oggetto di studio per gli architetti europei, che si ispirarono ad esse per le loro realizzazioni.
Villa Adriana e Villa d'Este (Lazio)
La Villa Adriana è la residenza imperiale fatta costruire nel territorio attualmente appartenente al comune di Tivoli dall'imperatore Adriano tra il 118 e il 138.Adriano detestava l'affollamento, la promiscuità, gli intrighi e il caos di Roma, dove risiedette il meno possibile. La costruzione della villa tiburtina iniziò l'anno successivo alla sua ascesa all'impero, e lo accompagnò per il resto della sua esistenza.
Amante del bello, Adriano era appassionato di architettura ed intervenne direttamente nel disegno e nella progettazione degli edifici (manifestando una particolare predilezione per gli edifici a cupola), tanto che della villa non conosciamo gli architetti, mentre sappiamo che egli ne curò personalmente la progettazione e che pretendeva gli fossero sottoposti anche i problemi particolari della realizzazione e dell'ornamentazione. Scelse quindi con particolare cura, tanto per cominciare, il sito della nuova residenza imperiale: fuori dal caos di Roma, ma lontano solo 17 miglia romane dalla città, tra la via Prenestina e la via Tiburtina, sul vasto pianoro salubre che si estende ai piedi dei monti Tiburtini, ben drenato e ricco (ancor oggi) di cave di materiali da costruzione come travertino, pozzolana e tufo, verso il quale convergevano all'epoca ben quattro acquedotti (Anio Vetus, Anio Novus, Aqua Marcia e Aqua Claudia).
Qui, tra le molte ville rustiche che fin dall'età repubblicana erano sorte fra Roma e Tivoli, ne esisteva già una costruita nel periodo Sillano, ingrandita da Giulio Cesare, pervenuta all'epoca in proprietà della moglie di Adriano, Vibia Sabina, che proveniva da una famiglia di antica nobiltà italica [1]. Fu questo il primo nucleo della villa, incorporato poi nel Palazzo imperiale.
Lo studio del sistema di canalizzazione e delle fognature sembra indicare che la progettazione del complesso sia stata unitaria, anche se dai bolli laterizi ritrovati in circa metà degli edifici emergono tre fasi di costruzione particolarmente attive tra il 118 e il 121, il 125 e il 128 e il 134-138.
La complessità della residenza rappresentò la complessità della sua personalità, la magnificenza delle costruzioni la sua idea orientalizzante dell'immagine dell'imperatore nel suo tempo.
Amante del bello, Adriano era appassionato di architettura ed intervenne direttamente nel disegno e nella progettazione degli edifici (manifestando una particolare predilezione per gli edifici a cupola), tanto che della villa non conosciamo gli architetti, mentre sappiamo che egli ne curò personalmente la progettazione e che pretendeva gli fossero sottoposti anche i problemi particolari della realizzazione e dell'ornamentazione. Scelse quindi con particolare cura, tanto per cominciare, il sito della nuova residenza imperiale: fuori dal caos di Roma, ma lontano solo 17 miglia romane dalla città, tra la via Prenestina e la via Tiburtina, sul vasto pianoro salubre che si estende ai piedi dei monti Tiburtini, ben drenato e ricco (ancor oggi) di cave di materiali da costruzione come travertino, pozzolana e tufo, verso il quale convergevano all'epoca ben quattro acquedotti (Anio Vetus, Anio Novus, Aqua Marcia e Aqua Claudia).
Qui, tra le molte ville rustiche che fin dall'età repubblicana erano sorte fra Roma e Tivoli, ne esisteva già una costruita nel periodo Sillano, ingrandita da Giulio Cesare, pervenuta all'epoca in proprietà della moglie di Adriano, Vibia Sabina, che proveniva da una famiglia di antica nobiltà italica [1]. Fu questo il primo nucleo della villa, incorporato poi nel Palazzo imperiale.
Lo studio del sistema di canalizzazione e delle fognature sembra indicare che la progettazione del complesso sia stata unitaria, anche se dai bolli laterizi ritrovati in circa metà degli edifici emergono tre fasi di costruzione particolarmente attive tra il 118 e il 121, il 125 e il 128 e il 134-138.
La complessità della residenza rappresentò la complessità della sua personalità, la magnificenza delle costruzioni la sua idea orientalizzante dell'immagine dell'imperatore nel suo tempo.
Testi: Wikipedia
Video: https://www.youtube.com/user/Travelcontent?feature=watch
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